Papilionea

Universo dei Lepidotteri: il bruco

Chi non ha mai visto un bruco attraversare un sentiero o cibarsi di qualche pianta? Queste creature, spesso pelose e spinose, non rappresentano altro che lo stadio di alimentazione e di crescita dei Lepidotteri. Finita la fase di sviluppo dell’uovo, quando si avvicina il momento della schiusa, le piccole larve preparano un foro di uscita rosicchiando l’involucro con le proprie mascelle. Una volta aperto il varco, i bruchi di molte specie mangiano il loro stesso guscio e l’insolito pasto permette loro di ingerire minerali di importanza vitale o batteri simbionti, che li aiuteranno nella digestione della cellulosa. Da questo momento in poi l’alimentazione dei bruchi è basata esclusivamente sui vegetali, soprattutto foglie, anche se alcune specie possono nutrirsi di altre parti, come fiori o capsule dei semi. La dieta dei bruchi delle falene è più variata, perché alcune specie possono nutrirsi anche di legno secco, licheni, felci, muschi e soprattutto conifere, piante che i bruchi delle farfalle disdegnano.

Bruco di Papilio bianor in posizione di difesa, con l’osmeterio estroflesso.

Il motivo per cui i bruchi fanno impressione a molte persone è perché hanno sempre un aspetto vermiforme cilindrico, anche se qualche specie presenta forme curiose: appiattite, fusiformi o tozze con le zampette nascoste sotto il corpo. A chi li osserva con attenzione, non sfuggirà che il loro corpo è costituito da una testa e 13 segmenti, dei quali i primi 3 formano il torace, mentre i restanti compongono l’addome. Non hanno gli occhi composti delle farfalle adulte ma, di base, hanno sei occhi semplici (chiamati “stemmata”) talvolta riuniti a gruppi di tre, quasi a formare due singoli occhi, che in alcune specie possono anche mancare. Davanti a questi vi sono due corte antenne provviste di recettori sensoriali, molto importanti nella scelta del cibo. Siccome i bruchi si nutrono di parti di piante, il loro apparato boccale si è sviluppato per mordere e triturare attraverso due potenti mandibole, mentre le mascelle tengono ferma la foglia o aiutano i bocconi a raggiungere la bocca.

Bruco di una falena sfinge africana, con il codino ben visibile sulla parte posteriore.

Vicino alla bocca ogni bruco possiede anche due filiere, che non sono presenti nell’adulto. Ogni filiera termina in una ghiandola salivare la quale produce un liquido che solidifica velocemente a contatto con l’aria (seta). I bruchi di molte farfalle filano con la seta un cuscinetto e, a volte, una specie di cintura di sicurezza che avrà il compito di assicurare la crisalide al supporto scelto per la metamorfosi; i bruchi delle falene, invece, costruiscono quasi sempre un bozzolo di seta, magari aiutandosi con le foglie. Ad ogni segmento del torace si articola un paio di zampe molto piccole e semplici; queste zampe non servono per camminare (ad eccezione delle falene Geometridi), ma solo per afferrare le foglie quando i bruchi sono intenti a mangiare. Le zampe con cui essi si muovono, invece, si chiamano “false zampe” o “pseudozampe”, e sono articolate sull’addome; sono soffici, carnose, e portano numerosi uncini microscopici che garantiscono una presa eccellente. Le zampe delle farfalle adulte derivano dalle zampe toraciche dei bruchi, mentre le pseudozampe scompaiono durante la metamorfosi.

Cethosia cyane prossima alla trasformazione in crisalide.

La pelle dei bruchi, detta cuticola, è molle e possiede una elasticità limitata per cui, quando il bruco cresce di dimensioni, deve essere cambiata. Questa fase si chiama muta ed è un fenomeno che richiede all’incirca un paio di giorni (la velocità dipende dallo stadio di crescita e dalle condizioni climatiche). La fase di sviluppo tra una muta e l’altra è detto stadio o età, perciò la larva, appena esce dall’uovo, si trova al 1° stadio o alla 1° età. Di solito i bruchi attraversano 5 stadi, in alcuni casi la crescita ne prevede solo 3 o addirittura 8, e spesso cambiano colorazione di muta in muta. Dopo l’ultima stadio, il bruco è pronto per la metamorfosi e si trasforma in crisalide.

Bruco del nottuide Acronicta alni al primo stadio di sviluppo.

Bruco del nottuide Acronicta alni al terzo stadio di sviluppo.

Glossario

Atrofizzato: organo, o parte di un organo, che non viene completamente sviluppato a causa della sua perdita di funzionalità. Nei lepidotteri vi sono casi famosi, dall’apparato boccale alle ali alcune specie di falene, alle zampe anteriori dei ninfalidi.

Osmeterio: organo biforcuto, a forma di Y, di colore vivace, situato subito dietro la testa dei bruchi delle farfalle della famiglia dei Papilionidi; quando il bruco si sente minacciato, estroflette l’osmeterio come mezzo di difesa e, allo stesso momento, può emettere anche odori sgradevoli.

Recettore: struttura (cellula, gruppo di cellule, organo, ecc.) particolarmente sensibile all’alterazione di qualche fattore esterno (esterocettore) o interno (propriocettore) rispetto all’organismo che la possiede e capace di inviare direttamente o indirettamente al sistema nervoso lo stimolo specifico ricevuto.

Il testo e le immagini del presente articolo, tratti da da Panzetti et al. (2003-2004: f. 10) e Peruzzo et al. (2007: f. 7), sono stati pubblicati su gentile concessione della Alberto Peruzzo Editore SRL.