Se volete osservare delle falene non vi basterà fare altro che effettuare una passeggiata notturna in un viale illuminato da lampioni, specialmente in zone di campagna. Molto probabilmente troverete qualche diversi esemplari attaccati ai muri, oppure in volo, mentre colpiscono instancabilmente il vetro della lampadina. Questo comportamento, apparentemente insolito, è legato al mondo in cui le falene interpretano la luce.
Nel corso di milioni di anni i Lepidotteri si sono evoluti imparando a sfruttare le fonti di luce naturale e i segnali chimici per potersi orientare sia di giorno che di notte. Di fatto, la rotazione della Terra e l’alternanza dei periodi di luce e oscurità scandiscono i momenti di attività dei Lepidotteri. Nella fase diurna, il Sole, stella madre del nostro sistema solare, rappresenta per le farfalle ed alcune falene, un punto di riferimento fondamentale; ottima fonte di calore e di luce, quindi energia. Dopo il tramonto entra in gioco la fase notturna in cui la Luna, piccolo satellite grigiastro e bucherellato, diventa la vera protagonista del cielo notturno. Questo è il momento delle falene.
Esse sono state testimoni passive dell’evoluzione umana, dalla comparsa dei primi ominidi fino alla costruzione delle prime reti elettriche, fino ad oggi, e lo saranno sicuramente nel lontano futuro, si spera. Il percorso evolutivo delle falene, in tempi decisamente recenti, è incappato in un ostacolo molto insidioso, ossia la luce ottenuta con l’ausilio dell’energia elettrica. Quella che per noi è diventa una risorsa di importanza fondamentale, per loro rappresenta un serio pericolo per la sopravvivenza.
Già nel Quattrocento Leonardo da Vinci, grande uomo di ingegno e di talento, rimane colpito dal comportamento delle falene attratte dalla luce dei lumi a olio. Le povere bestiole, in certi casi, si bruciavano le ali a contatto con la fiamma viva, condannandole ad un atterismo fatale.
A questo punto è lecito posi una domanda: se è vero che le falene sono attratte dalla luce dei lampioni, non dovrebbero esserlo maggiormente dalla luce solare, che è enormemente più intensa? La risposta a questa domanda è legata alla natura delle due fonti luminose. Il Sole è talmente lontano dalla Terra che i suoi raggi arrivano paralleli rispetto al terreno, mentre i raggi emessi da una qualsiasi lampadina, fonte di luce più vicina, si irradiano in tutte le direzioni. Dalla mattina al tramonto la luce solare si impone su tutte le altre, facendo sì che l’istinto di riposo delle falene con abitudini notturne non venga disturbato.
Con il giungere della notte subentrano particolari condizioni per cui l’istinto primordiale delle falene si attiva. Esse si orientano soprattutto con la luce proveniente dalla Luna, la cui distanza fa si che, anche in questo caso, i raggi di luce giungono paralleli rispetto al terreno. L’istinto le fa volare in linea retta, in modo che l’angolo sotto il quale i loro occhi composti ricevono la luce rimane costante. Questo meccanismo diventa inefficace quando giungono in prossimità di una sorgente di luce artificiale. La luce vicina le costringe ad avvicinarsi sempre di più, compiendo talvolta dei giri a spirale, in rapporto all’angolo formato dalla luce stessa e dalla direzione di volo. Ricordiamo che i raggi luminosi provenienti dal cielo notturno sono molto deboli, quindi è molto facile che una luce artificiale concentrata possa sovrapporsi a quella naturale, causando confusione.
Quei punti di riferimento ai quali le falene erano istintivamente abituate passano in secondo piano. Così, ecco che la luce del lampione si sostituisce a quella proveniente dalla Luna, diventando una sorta di “piccola luna artificiale”. Le falene non si sarebbero mai aspettata di poter raggiungere la “luna”! Un altro aspetto interessante è che talvolta la luce artificiale può essere interpretata come una sorta di “sole”, facendo sì che alcune falene, in rari casi, rimangano posate tranquille nelle immediate vicinanze.
In alcuni casi può perfino accadere che delle farfalle rimangano attratte dalla luce artificiale. Ciò avviene soprattutto se queste ultime sono posate in una zona relativamente vicina. L’istinto che regola il comportamento dei Lepidotteri non si è ancora adattato all’esistenza della luce artificiale.