Durante la bella stagione su prati e sentieri d’Italia, o ovunque sussista una situazione ambientale favorevole, è possibile osservare un gran numero di farfalle; in Italia ve ne sono almeno 270 specie, secondo la classificazione generalmente accettata. Ve ne sono di grandi e appariscenti, mentre altre sono piccole e poco colorate. Alcune ci appaiono estremamente simili fra loro, se non addirittura indistinguibili, altre presentano colorazioni assolutamente uniche e inconfondibili. Per chiunque voglia approcciarsi in maniera seria allo studio e all’osservazione dei Lepidotteri, sia diurni che notturni, è necessario acquisire una certa padronanza nel saper riconoscere quei caratteri utili alla distinzione delle varie specie.
A tal proposito ho ritenuto utile creare una guida passo-passo all’identificazione delle specie italiane, pubblicata in più parti. Noi possiamo intendere tale guida come un compendio entomologico creato appositamente per illustrare e descrivere le chiavi di identificazione, o determinazione, per il riconoscimento delle varie specie. Se è pur vero che all’interno di ogni specie possiamo trovare caratteri morfologici ricorrenti, dobbiamo anche tenere conto che esiste il fattore variabilità che può dare adito a comprensibili dubbi, per non parlare delle aberrazioni che, per convenzione, saranno trattate a parte. Di fatto non esiste un esemplare esattamente uguale all’altro, sicché stiamo parlando di esseri viventi. Anche il dimorfismo sessuale, cioè la differenza tra maschio e femmina, può rappresentare un carattere decisivo poiché due individui della stessa specie possono risultare completamente diversi. Questo accade soprattutto nella famiglia dei Licenidi. Ai fini di questa guida la distinzione del sesso degli individui viene preso in considerazione solamente nei casi in cui vi siano delle palesi differenze.
Quest’oggi affronteremo il gruppo di farfalle più conosciuto a livello popolare, ossia quello delle così dette vanesse. Queste appartengono alla famiglia dei Ninfalidi. La loro apertura alare media si aggira intorno ai 5-6 cm, perciò si parla di specie di medie dimensioni. Alcune rappresentanti di questo gruppo hanno disegni unici che le rendono assolutamente inconfondibili per la fauna italiana. Le vanesse, ad eccezione della Araschnia levana, passano l’inverno allo stadio di adulto e sono tra le prime farfalle a volare nei primissimi tepori invernali infatti, durante una bella giornata di marzo, se ne può veder volare qualcuna anche in presenza di neve!
Aglais io e Nymphalis antiopa
Se è palesemente vero che la colorazione del lato superiore della vanessa occhio di pavone (A. io) e della antiopa (N. antiopa) è completamente diversa, non si può certo dire lo stesso del lato inferiore. La io vanta una colorazione assolutamente unica per la nostra fauna, con macchie composte a formare grandi disegni ocellari su ciascuna ala, adornata da vaste aree di un bel rosso porpora. Lo stesso discorso di unicità vale per la antiopa. Essa presenta un colore di fondo marrone scuro con fasce marginali giallo chiaro ben contrastate, precedute da una serie di macchiette azzurre tondeggianti e ben distanziate.
Sul lato inferiore di entrambe le specie prevale una colorazione di fondo nero-grigiastra, con mosaico composto da innumerevoli righe nere che conferiscono una sorta di “effetto corteccia” (Tav. 1). Nell’ala posteriore della io si distinguono due linee nere irregolari ben definite che si estendono dalla costa fin quasi al margine interno (1). La linea centrale è di norma più marcata di quella più vicina alla base dell’ala. Nella antiopa il carattere delle linee nere può essere assente, oppure costituito da una sola linea centrale corta (2). In quest’ultima specie si osserva una vistosa fascia marginale pallida, in netto contrasto con il resto della colorazione (3).
Tav. 1
Aglais urticae e Nymphalis polychloros
La vanessa dell’ortica (A. urticae) è una delle specie più comuni e, come tutte le vanesse, è una poderosa volatrice. La sua colorazione non è propriamente esclusiva, poiché condivide il suo areale con una specie dall’aspetto abbastanza simile, ma di dimensioni maggiori: la vanessa multicolore (N. polychloros).
Sul lato superiore della urticae prevale una colorazione di fondo arancione, con un margine alare esterno di colore nero, adornato da brillanti lunulette azzurre. Nella polychloros prevale invece una colorazione arancione generalmente più spenta. Nell’area centrale dell’ala anteriore di entrambe le specie si osservano delle macchie nere ben spaziate. Nella urticae ne osserviamo una per ciascun interspazio; tre, due piccole e una grande in prossimità del margine interno. La polychloros vanta la presenza di una ulteriore macchia situata verso l’angolo interno (1). Sull’ala posteriore di queste vanesse si osserva anche una certa differenziazione nella colorazione dell’area basale (Tav. 2a).
Tav. 2a
Il lato inferiore ricalca lo stile a corteccia delle due specie precedenti. L’ala anteriore di urticae presenta un’ampia area color giallo-pallido, in netto contrasto con i disegni più scuri localizzati verso i margini alari (1). L’ala posteriore ha una colorazione decisamente più uniforme, anche se essa è suddivisa in due aree di tonalità diverse da una linea nera irregolare (2). L’ala anteriore della polychloros manca dell’area giallognola, sostituita da una colorazione bruno pallido con fitta trama di disegni neri (3). L’ala posteriore di tale specie è molto simile a quella della specie sorella, seppur la linea divisoria nera ha un andamento più lineare (4).
Tav. 2b
Aglais urticae e A. ichnusa
Tra le vanesse italiane si riscontra comunque un curioso caso di endemismo, ossia quello dell’A. ichnusa, anche nota come vanessa sarda. Mentre la comune vanessa dell’ortica (A. urticae) è ampiamente diffusa in tutta Italia, la sua specie sorella è un endemita esclusivo della Sardegna e della Corsica. Laddove vola la prima, non vola la seconda, e vice-versa. Per dirla in altri termini: A. urticae si trova in tutta Italia ad eccezione della Sardegna. A. ichnusa si trova solamente in Sardegna, mentre nel resto d’Italia risulta assente (Tav. 3a).
Ad ali aperte le due specie sono riprendono i medesimi schemi di colore, se non fosse per le due macchie nere centrali (1), sempre presenti nella urticae e assenti nella congenere isolana (2). Dal punto di vista della colorazione questo rappresenta il carattere definitivo per distinguere le due specie, oltre al non trascurabile dettaglio inerente alla località.
Tav. 3a
Il lato inferiore delle ali non presenta alcun carattere utile alla distinzione delle specie (Tav. 3b).
Tav. 3b
Vanessa atalanta e V. cardui
Queste sono senza dubbio farfalle estremamente comuni e diffuse su tutto il territorio italiano. Il colore di fondo di V. atalanta è bruno scuro, con una banda arancio-rosso che si sviluppa dalla costa fino all’angolo interno dell’ala anteriore. Tale fascia la ritroviamo lungo il margine esterno dell’ala posteriore. Nella vanessa del cardo (V. cardui) si osserva una colorazione arancio-rosa, adornata da disegni scuri.
Il lato inferiore delle due specie è molto differente, poiché nella prima specie troviamo varie tonalità di marrone scuro, mentre nella seconda vi sono tonalità chiare e contrastanti di marrone e cannella (Tav. 2). Sull’ala anteriore della atalanta è riprodotta la banda visibile sul lato superiore, seppur con sfumature di tonalità chiara sulla costa e verso l’angolo interno (1). Nella cardui la banda è sostituita da un’ampia area che sfuma dal rosso alla base al rosa verso il margine esterno (3). Sull’ala posteriore della atalanta, dal margine costale, si sviluppa una macchia color crema ben evidente (2). Un carattere senz’altro molto interessante, localizzato sul lato inferiore dell’ala posteriore della cardui, è costituito da quattro macchie ocellari ben definite (4). Questa serie di macchie risulta appena evidente nella sua congenere più scura.
Tav. 4
Polygonia c-album e P. egea
Le Polygonia sono un ottimo esempio di mimetismo criptico. Due specie appartenenti a questo genere sono accomunate dalla forma delle ali che ricorda quella di una foglia secca, dai contorni vistosamente frastagliati. Questo è il caso della vanessa c-bianco (P. c-album) e della vanessa egea (P. egea).
Il lato superiore delle ali della c-album può variare dall’arancio-rosso all’arancione chiaro, con caratteristiche macchie scure ben marcate. Il carattere diagnostico del lato superiore riguarda la macchia postdiscale centrale dell’ala posteriore, ben marcata in c-album e assente in egea (1). In termini generali il lato superiore della egea tende ad essere sempre di un arancione chiaro, con disegni e macchie scure nettamente ridotte e meno evidenti rispetto alla sua congenere (Tav. 5a).
Tav. 5a
Sul lato inferiore di entrambe le specie si osservano varie tonalità di marrone abbinate a una trama di sottili linee nere (Tav. 5b). Sull’ala posteriore si trova l’elemento distintivo più caratteristico: il disegno bianco a forma di lettera. Nella c.album ha l’aspetto di una C, che può essere più o meno marcata a seconda dell’individuo (1). Nell’altra specie il disegno ricorda la forma di una L o di una Y (2). Il lato inferiore delle ali di c-album presenta una fortissima variabilità, a seconda dell’individuo e della generazione (3 e 4).
Tav. 5b
Araschnia levana
La A. levana, chiamata talvolta “carta geografica” o “vanessa levana”, è una farfalla dai trascorsi piuttosto negativi. La specie è infatti dichiarata come estinta in Italia nella metà degli anni ’30, per cause non del tutto chiare. È stata poi riscoperta negli anni ’90 in una zona non lontana dal confine con l’Austria e la Slovenia. La levana ha una apertura alare piuttosto ridotta, e presenta una colorazione molto caratteristica che non lascia spazio a dubbi. Un fatto curioso riguarda il dimorfismo stagionale, per cui la generazione primaverile differisce da quella estiva (Tav. 6). Il lato inferiore è in larga parte bruno rossastro con disegni bianchi a reticolo (1).
Tav. 6
NOTE
L’immagine di N. antiopa in posa naturale è stata scattata da Ervin Szombathelyi – (Butterflies and Moths of Hungary). Le immagini di A. urticae, N. polychloros e P. egea in posa naturale sono state scattate da Alberto Marcone. Le immagini di Tav. 3a e Tav. 3b figurano esemplari di A. ichnusa della coll. Grillo, conservata presso il Museo di Storia Naturale “G. Doria”. Le immagini di Tav. 6 figurano esemplari di A. levana della coll. di E. Gallo.