Non tutti sanno che il metodo di preparazione degli esemplari da collezione è il risultato di oltre due secoli di attività entomologica, laddove preparatori di ogni nazionalità, con il tempo, hanno consolidato quello che potremmo intendere come una sorta di metodo standard. Ad oggi esistono infatti regole, o convenzioni generalmente accettate, che definiscono il metodo di preparazione ideale per ogni lepidottero. Se è vero che i dati di raccolta prescindono dalla qualità degli esemplari, nonché dal modo in cui sono stati preparati, risulta comunque necessario non trascurare l’aspetto estetico. È infatti buona norma preparare ciascun esemplare seguendo determinate regole di preparazione che concernono la rotazione delle ali, la posizione delle antenne, dell’addome, eccetera. Senza dare nulla per scontato affronteremo l’aspetto della preparazione da un punto di vista prettamente teorico, nell’ottica di assimilare al meglio l’argomento nel suo insieme. Prima di iniziare premetto che le regole seguenti sono stabilite prima di tutto sulla base del metodo di preparazione generalmente accettato a livello internazionale, dall’esperienza personale e di altri lepidotterologi.
Grazie agli spilli possiamo maneggiare gli esemplari con sicurezza, potendoli assicurare su fondi adeguati di polistirolo o di altro materiale morbido. Il modo in cui un esemplare è spillato risulta fondamentale prima di ogni altra cosa nel processo di preparazione. Generalmente gli insetti vanno spillati sul torace, essendo la parte più robusta del corpo. Per i Lepidotteri vale lo stesso discorso. Lo spillo deve trapassare il centro del torace, con orientamento di circa 90° rispetto ai punti di attaccatura delle ali anteriori e posteriori, o comunque rispetto all’asse orizzontale del corpo.
Dobbiamo considerare la distanza dell’esemplare rispetto ai due lati estremi dello spillo: la punta e la capocchia. Quindi l’esemplare non deve essere posizionato troppo vicino alla punta, affinché lo si possa puntare bene senza risultare troppo precario. Inoltre l’esemplare non deve essere posizionato troppo vicino alla capocchia poiché risulterà assai scomodo da maneggiare. Tra la capocchia e il dorso del torace vanno lasciati almeno 7 mm di spazio per poterlo maneggiare in maniera ottimale. La parte ventrale del torace, di norma, non deve corrispondere al centro dello spillo, salvo eccezioni di specie dal corpo particolarmente voluminoso (come Saturnidi e Sfingidi). In ogni caso va data priorità alla regola dello spazio minimo tra la capocchia e la parte superiore del torace.
Le ali rappresentano la parte più caratteristica dell’ordine dei Lepidotteri. Queste possono essere perfette, simmetriche, piegate, rotte, e chi ne ha più ne metta! Sono proprio loro, le ali appunto, a costituire il primo metro di valutazione estetica di un esemplare. L’ala anteriore va ruotata per prima in modo che il suo margine interno sia allineato all’incirca di 90° rispetto all’asse verticale del corpo (se osserviamo l’esemplare dall’alto). Nel caso in cui tale margine sia decisamente curvo; all’esterno come nel caso delle farfalle del genere Euploea, oppure verso l’interno nel caso delle Philaethria, andranno prese in considerazione due parti dell’ala: la base e l’angolo interno. Queste ultime, a spanne, andranno allineate su un’asse orientato di 90° rispetto al corpo.
L’ala posteriore va ruotata in modo che ne sia celata una certa porzione. In linea di massima possiamo stabilire la seguente regola: il punto in cui il margine costale dell’ala posteriore coincide con il margine interno di quella anteriore, questi dovrà corrispondere a circa 1/4 della lunghezza del margine interno di quest’ultima, partendo dall’esterno verso l’interno. Le ali, tra l’altro, dovranno essere ripiegate in modo da descrivere un angolo di diedro pari a 0 oppure leggermente positivo rispetto al corpo.
Adesso parliamo di testa, antenne, palpi, spirotromba, zampe e addome. Ricordiamoci che nel preparare un esemplare dobbiamo sempre seguire un principio di simmetria, laddove i due lati del corpo devono apparire quanto più speculari possibile. Così come per le ali, anche la testa e le parti ad essa collegate devono essere preparate seguendo tale principio. La testa, nei limiti del possibile, deve risultare diritta rispetto all’asse orizzontale del corpo.
Per quanto riguarda le antenne possiamo seguire le seguenti linee guida: esse devono apparire nella loro forma naturale, con un orientamento divergente a V. Tali antenne non devono risultare sovrapposte o celate dalle ali anteriori, o ripiegate all’indietro al di sopra del corpo. Di norma queste vanno anche livellate all’altezza del piano orizzontale delle ali. In ultima istanza le antenne non devono oltrepassare, se non di poco, il punto più distante raggiunto dall’angolo apicale delle ali anteriori, salvo eccezioni (falene della famiglia degli Adelidi).
I palpi si trovano in corrispondenza dell’apparato boccale e appaiono come sporgenze rivolte in avanti. Questi elementi, in linea di massima, non devono apparire divergenti ma bensì paralleli l’uno rispetto all’altro. Talvolta la spirotromba di un esemplare può essere arrotolata o srotolata. Nel primo caso non serve fare nulla, in quanto non è considerata una parte fondamentale nella preparazione. Nel secondo caso, di norma, deve essere celata al di sotto del corpo. A volte la spirotromba viene srotolata completamente per fini dimostrativi, come nel caso degli Sfingidi. In un esemplare preparato dal lato dorsale la posizione delle zampe è ininfluente. Tuttavia è preferibile che esse non sporgano troppo in basso rispetto al torace. Nel caso in cui un esemplare sia preparato dal lato ventrale, le zampe dovranno apparire preferibilmente come se fossero in uno stato di tanatosi, cioè ripiegate ed aderenti ai lati del torace. L’addome dovrà risultare allineato rispetto all’asse orizzontale del corpo, nonché al piano orizzontale formato dalle ali.