Papilionea

PAPILIONEA

Universo dei Lepidotteri: il torace e le ali

Come si muovono le farfalle?

La risposta è molto semplice: camminando e volando. Entrambi i movimenti sono permessi dalle strutture presenti sul torace, ossia le zampe e le ali. Il torace è formato da tre segmenti fusi assieme e ad ognuno di essi è articolato un paio di zampe, mentre le ali anteriori e posteriori si innestano rispettivamente nel secondo e terzo segmento. Le zampe delle farfalle sono composte dai 5 elementi classici degli insetti: coxa, trocantere, femore, tibia e tarso. Alcune farfalle come il Papilio machaon hanno sulla tibia delle zampe anteriori uno sperone coperto di squame, utile per la pulizia della spirotromba e delle antenne.

Femmina di Papilio memnon proveniente dall’India.

Le ali dei Lepidotteri

Le farfalle ci affascinano, stimolano la nostra fantasia e i nostri sogni per la loro bellezza. Chi non si è soffermato almeno una volta ad ammirare il volo leggero d’uno di questi meravigliosi insetti? Durante il volo alcune farfalle esibiscono le tonalità più vivaci ma, quando si posano, rimane visibile solo la superficie inferiore, spesso caratterizzata da toni più smorzati ma egualmente straordinari. I disegni criptici della pagina inferiore si sono evoluti in modo da far dissolvere otticamente la sagoma nell’ambiente circostante, proteggendo l’animale con la mimetizzazione. In altri casi, invece, le farfalle e le falene hanno appositamente colori vivaci, anche in posizione di riposo, per lanciare un segnale di avvertimento ai predatori sulla loro pericolosità; anche in questo caso le combinazioni dei colori sono sempre stupefacenti e degne del miglior pittore. In nessun altro ordine di insetti, fatta forse eccezione per i Coleotteri, l’arte della natura si è espressa in modo più stupefacente in quanto a forme e colori.

La diversa colorazione delle farfalle: a sinistra una Papilio palinurus malesiana, a destra una Morpho menelaus brasilina.

Le ali dei Lepidotteri sono sempre quattro. In rare eccezioni possono mancare o essere fortemente ridotte, come accade nelle femmine di alcune falene appartenenti alla famiglia dei Geometridi. Le ali sono formate da due sottilissime pellicole membranose trasparenti, connesse tra loro da una serie di minuscole strutture. Queste membrane non possono resistere da sole alla pressione esercitata dall’aria durante il volo, perciò sono rinforzate da una serie di nervature che attraversano le ali in tutta la loro estensione. La disposizione di tali nervature è molto importante per distinguere le varie famiglie di Lepidotteri. Le ali appaiono come accartocciate nell’istante dello sfarfallamento; per distenderle viene quindi pompata l’emolinfa all’interno delle nervature che, una volta essiccate, costituiranno il telaio portante delle ali stesse.

Ingrandimento di squame dell’ala di un lepidottero.

Il colore delle ali è dato dalle squame, anche note come scaglie (chiamate così per la loro somiglianza  con le scaglie dei pesci). Si tratta di peli modificati composti da chitina che coprono tutte le superfici, sia quelle superiori che inferiori. Sono disposte come le tegole di un tetto, in file sovrapposte, ed ognuna è fissata alla membrana grazie ad un piccolo peduncolo uncinato.

Le squame sono ciò che molti chiamano volgarmente polverina: spesso si pensa che, una volta persa per il contatto con le dita, questi insetti non siano più volare. Ciò non è vero infatti, le farfalle, possono volare anche senza squame (ad esempio, farfalle neotropicali del genere Cithaerias). Il vero motivo per cui non volano più dopo essere state catturate con le mani è che, in questo modo, vengono rotte le nervature alari. Inoltre, asportando le squame, si arreca un danno di tipo aerodinamico per cui si formano delle micro-turbolenze durante il volo. In certe specie può esserci una compromissione del mimetismo, reso possibile da particolari combinazioni dei disegni resi possibili dalla pigmentazione delle squame.

Le tonalità possono essere prodotte da pigmenti, dalla struttura delle squame, o da entrambi i fattori assieme. Nel primo caso i pigmenti sono contenuti nelle microscopiche cavità presenti al loro interno, nel secondo invece il colore è dato dalla rifrazione della luce sulla superficie irregolare.

Il testo e le immagini del presente articolo, tratti da da Panzetti et al. (2003-2004: f. 11) e Peruzzo et al. (2007: f. 14), sono stati pubblicati su gentile concessione della Alberto Peruzzo Editore SRL.